Attenzione all’ambiente, risparmio energetico, riduzione della plastica, corretta gestione dei rifiuti. E quando non è possibile attuare piani di abbattimento delle emissioni di CO2 si può sempre partecipare a programmi di forestazione, per dare ossigeno al pianeta, sostenere le comunità locali e ridurre la propria impronta.
Ecco i parametri con cui troppe aziende sono diventate “green”, associando a questa accezione il grande tema della sostenibilità.
C’è chi poi ha capito che per essere sostenibili è necessario anche pensare alle persone. E allora si sente ora parlare di inclusione, pari opportunità, redistribuzione della ricchezza.
E’ veramente sufficiente dichiarare impegno su queste tematiche per conciliare l’equilibrio tra profit, people, planet e proclamarsi sostenibili?
La risposta è scontata. Ma c’è da porre molta attenzione a questo fenomeno, meglio noto come “greenwashing”.
Cosa significa Greenwashing
Greenwashing è “Strategia di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni, enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo” Vocabolario Treccani.
Con il proliferare di messaggi aziendali legati alla sostenibilità, non sempre confermati dai fatti, il consumatore si sente incerto e ingannato. E darsi una pennellata di verde rientra tra le pratiche commerciali sleali.
Dallo scorso 30 marzo a Bruxelles si parla di inasprimento delle norme e dei controlli sulla tematica della sostenibilità, con riferimento proprio al greenwashing.
Siamo quindi sul piano legale. Fare delle dichiarazioni ambientali, come “eco”, “verde”, “rispettoso dell’ambiente”, senza avere obiettivi chiari, trasparenti, misurabili e verificabili non è più consentito. L’obsolescenza programmata non dichiarata sarà punibile.
Così come esibire bollini di sostenibilità in modo autonomo, non certificati e verificati da enti terzi, rientra tra le pratiche non legali.
La legge è intervenuta a mettere un freno ad una tendenza che già il mercato stava iniziando a punire. Perché in un contesto dove le informazioni circolano velocemente e i consumatori sono sovrastati da messaggi, il senso critico e le aspettative sono sempre più alte. Le nuove generazioni pretendono che le promesse vengano mantenute, e la loro attenzione verso la sostenibilità è sempre molto alta.
Non basta dichiarare, è necessario agire
Proclamare una sostenibilità basata su luoghi comuni e dichiarazioni leggere e fallaci nuoce al brand, alla reputazione, e quindi al profitto.
Ecco perché la sostenibilità deve partire dalle radici. Richiede piani di sviluppo concreti, che portano a creare nuovi modelli di business sostenibili fondati sulle 3P: Profit, People e Planet.
Hidra sb si occupa proprio di questo: accompagnare le aziende verso percorsi di sviluppo sostenibile, partendo dalla strategia, fondata su valori dichiarati e condivisi internamente ed esternamente. Solo da una chiarezza di vision e mission si possono condividere azioni concrete e riconosciute dal mercato. Senza alcun dubbio di cadere nella pratica del greenwashing.
Il mercato ora attende brand attivi: le dichiarazioni devono essere comprovate, se non addirittura sostituite, dai fatti. L’impegno deve essere tangibile: ora le aziende sono chiamate ad essere protagoniste di un cambiamento.
Il codice etico
Il Codice etico è lo strumento principale per formalizzare l’etica delle relazioni all’interno dell’impresa e ben si inserisce in una strategia di sviluppo sostenibile.
In questo documento vengono presentati i criteri fondamentali che orientano le scelte dell’organizzazione ed è quindi utile per governare le relazioni tra impresa e i suoi portatori di interessi (stakeholder).
Al suo interno si trovano sia il “credo” aziendale, sia le regole di comportamento, con esempi pratici di azioni ammesse e vietate.
Se hai bisogno di un supporto nell’affrontare la tematica delicata che abbiamo trattato i Coach del team HIDRA possono supportarti, affiancandoti e supportandoti nel processo di cambiamento.